La produzione di gas a partire da fonti rinnovabili, segnatamente biomassa, rappresenta un tema di rilevante attualità per risolvere, da un lato il problema della produzione di calore, consentire l’autotrazione, in luogo dei tradizionali combustibili derivati da fonti fossili e dall’altro esso può rappresentare una modalità per una efficace gestione della frazione organica del rifiuto solido prodotto in ambito urbano (c.d. “FORSU”), ovvero dalle utenze del servizio di igiene urbana realizzato nelle nostre Città.
In particolare, il maggiore interesse circa la possibilità di avviare la produzione di biometano e biogas viene giustificato dalla recente emanazione del Decreto 2 marzo 2018, che promuove l’uso del biometano, in particolare quello “avanzato”, ovvero quello ottenuto da determinate materie indicato dalla normativa primaria (parte A, Allegato 3, DM MISE del 10 Ottobre 2014), tra cui rientra proprio il la quota organica di rifiuto proveniente dalla raccolta domestica e soggetto alla raccolta differenziata.
Ciò avverrebbe nel settore dei trasporti: con il Decreto il Ministero disciplina le modalità di produzione, di immissione in rete e di incentivazione mediante i CIC (“Certificati di Immissione al Consumo”, rilasciati dal GSE ai soggetti che si curano dell’immissione). Lo stesso decreto disciplina sia la realizzazione di nuovi impianti sia la riconversione degli impianti a biogas esistenti in impianti a biometano. Il soggetto che riceve gli incentivi è il produttore di biometano (Art 1, c. 5d), cioè il titolare delle autorizzazioni alla costruzione e all’esercizio dell’impianto di upgrading.
Ne parliamo con:
- Franco Caucci, Amministratore Delegato di Pellicano Srl, Associata Cisambiente,
- Sergio Testa, Responsabile Ambiente di Ankorgaz srl, Associata Cisambiente, società Italiana leader nella liquefazione e commercializzazione di gas naturale liquido da biogas, nella produzione di biometano da rifiuto;
- Luca Ventorino, Unità affari regolatori del GSE.