Cooperativa E.R.I.C.A. ha promosso, lo scorso martedì 22 aprile, il Convegno “Rifiuti e #Covid19: dall’emergenza alla pianificazione”. Il momento di incontro, realizzato in streaming, ha rappresentato un importante momento di confronto con esperti nazionali e internazionali. Per Confindustria Cisambiente, sono intervenuti, ad aprire lo spazio dedicato alle Aziende, il Direttore dell’Area Tecnica, Dott. Stefano Sassone e il Direttore Tecnico di Eco Eridania, Ing. Cristian Azara, alle ore 12. Si riportano, nel seguito, gli interventi dei Relatori intervenuti per l’Associazione.
Intervento di Stefano Sassone
Per poter parlare di indicazioni utili a pianificare correttamente l’ingresso nella fase 2, non si può prescindere dalla presentazione delle attività svolte dalle nostre aziende, che si occupano, a 360°, delle attività di igiene ambientale nel nostro Paese.
Ci occupiamo di raccogliere, trasportare, recuperare ed eventualmente smaltire i rifiuti, e per ciascuna di queste fasi della loro gestione integrata abbiamo incontrato piu’ o meno rilevanti criticità con il sorgere dell’emergenza sanitaria.
Al fine di evitare le problematiche che si sono presentate nella Fase 1 dell’emergenza sanitaria, forse anche dovuta dalla impreparazione un evento di tale portata e dall’assenza di una cabina di regia che coordinasse a livello organizzativo tutti gli interventi che si sono succeduti, anche forse non coordinati tra di loro, Confindustria Cisambiente propone alcune semplici, ma rilevanti, indicazioni al fine di non ripetere gli errori del passato:
- Mettere in campo provvedimenti che non pregiudichino i livelli di raccolta differenziata raggiunti e non mettano in crisi il settore del recupero
- Supportare le aziende che sono gravate dalla morosità dei comuni
- Mettere in campo provvedimenti che non pregiudichino i livelli di raccolta differenziata raggiunti e non mettano in crisi il settore del recupero
Mettere in campo provvedimenti che non pregiudichino i livelli di raccolta differenziata raggiunti e non mettano in crisi il settore del recupero
Con efficienza ed efficacia abbiamo raggiunto elevati livelli di raccolta differenziata (a livello nazionale siamo arrivati al 60% circa).
Siamo molto bravi nello svolgere attività di recupero dei rifiuti, ce lo dicono i dati, con punte di eccellenza per taluni materiali come il macero della carta e i rottami di vetro.
Ci stiamo specializzando anche nella preparazione per il riutilizzo, una fase del recupero dei rifiuti.
Prima dell’emergenza sanitaria il settore del recupero aveva forti problemi, di altra natura, come la collocazione degli scarti assoluti per la raccolta differenziata in impianti per la chiusura del ciclo (la questione del 19.12.12), la disciplina dell’end of waste che fortunatamente ha trovato una soluzione sul finire dello scorso anno.
Alcune nostre aziende ci dicono che i quantitativi inviati a smaltimento sono incrementati notevolmente: le nostre Aziende ci dicono che i volumi di rifiuti inviati a smaltimento sono aumentati anche fino al 400%.
Viceversa, ed in modo correlato, quelli della differenziata sono scesi drammaticamente, a seguito della riduzione complessiva della quantità prodotta dei rifiuti, sia dal ciclo urbano da quello delle attività produttive, proprio a seguito delle indicazioni ISS di cui la collega ha parlato precedentemente, per salvaguardare cittadini ed operatori.
Questo, sul momento, non va a incidere sugli impieghi del materiale così recuperato dei rifiuti sul mercato: Se fino a poco tempo fa avevamo il problema di dov’è collocare le materie prime seconde, adesso con la riduzione dei rifiuti questo problema è temporaneamente accantonato.
Si potrebbe riproporre nel futuro nel momento in cui, come speriamo, le attività manifatturiere dovessero riprendere pienamente.
Quello che sarebbe opportuno oggi, e nella fase 2, sarebbe quello di essere elastici nella disciplina del deposito temporaneo e degli stoccaggi di rifiuti, proprio in relazione alla variabilità domanda dei rifiuti recuperati.
Un altro aspetto sul quale lavorare dovrebbe essere quello di stimolare attività di comunicazione da parte comuni e dei soggetti affidatari dei servizi di igiene urbana nei confronti degli utenti nel servizio per l’immediato futuro: Sarebbe cosa buona e giusta Quella di non disabituare il Cittadino a differenziare correttamente il rifiuto perché che si ripresenti nel futuro.
Un’altra questione riguarda, ed è trasversale a tutte le attività svolte le nostre aziende, e anche quelli di altri settori, di fornire soluzioni corrette Per consentire lo svolgimento delle attività lavorative rispettando il distanziamento sociale e utilizzando i dispositivi di protezione individuale: è difficile pensare ad esempio che all’interno di una piattaforma di recupero ridurre il numero degli operatori che lavorano alla selezione sul nastro del materiale, quando i quantitativi processati ritorneranno sui livelli ante epidemia.
Supportare le aziende che sono gravate dalla morosità dei comuni
Il problema della morosità nasce da lontano, da quando nasce il servizio pubblico di igiene ambientale.
Per la natura dell’attività svolta e soggetti attivi e passivi del rapporto tributario che si viene ad instaurare con il pagamento del tributo, fisiologici sono divenuti nel tempo i ritardi nel pagamento, sia da parte delle utenze, sia da parte delle stazioni appaltanti.
Così facendo, permane tale questione, anche in un periodo in cui l’iscrizione al ruolo dell’utenze, a seguito dell’implementazione dei meccanismi di tariffazione puntuale dovrebbe consentire di individuare, se non tutti, quasi tutti gli utenti del servizio e quindi ridurre l’entità del problema. In altri termini:
- cittadini ed imprese continuano a differire il pagamento della tassa rifiuti, che, è bene dirlo, è diversificata a seconda delle fasce territoriali, piu’ accentuata al meridione (e meno nel centro nord del Paese), e dovuta, come lecito attendersi, a problematiche reddituali del contribuente;
- i Comuni realizzano il pagamento del canone dovuto per il servizio svolto altrettanto con ritardo
Con la nuova metodologia di calcolo sviluppata lo scorso ottobre da ARERA vengono predisposte alcune apprezzabili novità, quali l’individuazione dei c.d. “costi efficienti” e una ridefinizione del perimetro oggettivo dei servizi da includere nel pagamento della tassa, altri invece non vengono contemplati.
È proprio il caso del ritardato pagamento: Il tempo medio del differimento del pagamento, nel tempo, del servizio di igiene urbana (mediante il pagamento della TARI), è un aspetto che dovrebbe essere contemplato nella definizione dei PEF (piani economico-finanziari) con cui i comuni determinano a monte il gettito complessivo a copertura dei costi (totali) del servizio, e, a valle, l’entità della tariffa associata a ciascuna categoria di utenza.
Vero è che la stazione appaltante risponde per una certa quota di non incassato, che viene concordata a monte, nel contratto di servizio, sulla base delle serie storiche; ma ulteriore differimento comporterebbe il problema di andare oltre la fisiologica sofferenza che il mancato pagamento nei confronti di chi il servizio lo eroga potrebbe essere sopportata, senza pagare delle conseguenze.
Intervento di Cristian Azara
Ecoeridania società del gruppo EE che si occupa prevalentemente della gestione di rifiuti sanitari.
Lo smaltimento dei rifiuti con rischio infettivo si basa principalmente sull’applicazione del DPR 254/2003, recante il Regolamento per la disciplina sulla gestione dei rifiuti di origine sanitaria, che nel tempo (ormai da 17 anni) ha contribuito a creare un sistema virtuoso assolutamente in condizione di consentire al Paese di affrontare contingenze quali quelle in atto senza alcuna necessità, in tema di smaltimento di detti rifiuti, di adottare norme o regolamenti, di natura emergenziale che deroghino al predetto Regolamento.
In occasione dell’emergenza in atto, alcune regioni hanno regolamentato in materia, andando pericolosamente in deroga alla normativa esistente, riferendosi a situazioni emergenziali quali, quelle di “impianti che non riescono a gestire il notevole l’aumento di produzione di rifiuti sanitari da trattare in tempi brevi”. Portando a deroghe a scapito della sicurezza e pratiche igienico-sanitarie adeguate. Questo lo riteniamo non veritiero e i provvedimenti presi inadeguati
In Italia dove mediamente si producono 135000 ton/anno di rifiuti sanitari potenzialmente infetti CER 180103 vi è di una capacità autorizzata di impianti dedicati di circa 350000 ton/anno.
Nelle ultime settimane abbiamo riscontrato un trend sicuramente in crescita nella produzione di tali rifiuti, in particolare nel mese di marzo e aprile, dove rispetto alla media del mese di Febbraio scorso ha visto un aumento sino al 20% su scala nazionale, con diverse peculiarità territoriali, centro-nord più alto del centro-sud che invece decresce.
Siamo ben lontani da definirsi “criticità del sistema di gestione dei rifiuti sanitari” come in alcuni casi è stato detto.