Ministero della Salute e Istat, con la collaborazione della Croce Rossa, hanno condotto la prima indagine in Italia relativa alla sieroprevalenza sul SARS-CoV-2.
L’obiettivo
Partita il 25 Maggio scorso, a cura di Ministero della Salute[1] e Istat[2], con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, che ha condotto la rilevazione sul campo con l’aiuto delle Regioni, l’obiettivo è quello di comprendere la consistenza numerica del fenomeno, ovvero quante persone nel nostro Paese abbiano sviluppato gli anticorpi al nuovo coronavirus, anche in assenza di sintomi[3], ed in particolare la proporzione di persone nella popolazione generale che hanno sviluppato una risposta anticorpale contro SARS-CoV-2, attraverso la ricerca di anticorpi specifici nel siero
La metodologia
La metodologia adottata consente, oltre che di valutare il tasso di siero-prevalenza per SARS-CoV-2 nella popolazione, di stimare la frazione di infezioni asintomatiche o subcliniche e le differenze per fasce d’età, sesso, regione di appartenenza, attività economica nonché altri fattori di rischio.
I dati di siero-prevalenza a livello regionale, da integrare con quelli di sorveglianza epidemiologica, sono particolarmente preziosi sia per conoscere la quota di popolazione che è stata infettata nei mesi precedenti, sia per la messa a punto di programmi sanitari al fine di prevenire future ondate dell’epidemia e orientare adeguatamente le politiche sanitarie.
ISTAT precisa che i risultati sono provvisori e relativi a 64.660 persone che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. La rilevazione si è inizialmente rivolta a una platea più ampia di cittadini residenti in Italia, ma la conduzione in condizioni emergenziali non ha permesso di raggiungere completamente la numerosità originariamente programmata.
Tuttavia, le tecniche di post stratificazione adottate, correggendo i fattori distorsivi di caduta, hanno permesso la produzione di stime coerenti sia con i dati di contagio e di mortalità da SARS-CoV-2, sia con i risultati prodotti da indagini condotte a livello locale in alcune realtà del Paese, nonché analoghe indagini svolte nel panorama internazionale.
Le principali evidenze
Dall’indagine emerge che gli occupati in settori essenziali e attivi durante la pandemia non presentano valori significativamente più elevati (2,8%) rispetto alla popolazione generale o rispetto agli occupati in settori di attività economiche sospese (2,7%).
Informazioni
Per maggiori informazioni, è possibile consultare le seguenti pagine:
Ministero della Salute, cliccare qui.
ISTAT, comunicato stampa sui risultati dell’indagine, 3 Agosto 2020 (cliccare qui)
[1] Il Ministero della Salute ha sviluppato la piattaforma di monitoraggio e coordinato la rilevazione sul campo anche nel raccordo con le Regioni, i centri prelievo e i laboratori
[2] L’Istat ha curato il disegno statistico dello studio, la progettazione del questionario – condividendola con il Comitato Tecnico scientifico – e l’analisi dei dati
[3] L’indagine veniva richiamata nel DL 10 maggio 2020 n. 30 “Misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-CoV-2”, convertito in legge il 2 luglio 2020