Sviluppata dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, è stata approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 5 novembre. Con essa si fa il punto della situazione dell’emergenza sanitaria sotto il profilo di quanto accaduto nel mondo dell’igiene ambientale.
Le principali evidenze della relazione
La Commissiona ha evidenziato, come lecito attendersi, che la gestione del ciclo dei rifiuti si è collocata in un quadro generale di problemi determinati dall’emergenza epidemiologica le cui caratteristiche sono state tali da incidere su aspetti sanitari ed economici, affrontati con diversi strumenti normativi, ma anche sui costumi sociali e sulla capacità di risposta nel settore dei servizi essenziali, tra cui la gestione del ciclo dei rifiuti.
La compagine governativa si è trovata ad affrontare, dallo scorso gennaio, una situazione di totale novità, in cui l’approccio è stato sviluppato secondo la progressiva acquisizione di conoscenze, che si sono andate stratificando e consolidando solo nel corso del tempo attraverso il dibattito pubblico della comunità scientifica, con una ricerca ancora in corso.
La Commissione ha interloquito in tempi rapidi con soggetti pubblici e privati, tra cui anche Confindustria Cisambiente lo scorso 9 giugno, al fine di fornire al Parlamento, ai decisori pubblici nei vari livelli di governo, statali e regionali, al mondo produttivo e ai cittadini un quadro di ciò che si è verificato, nonché valutazioni e raccomandazioni orientate al futuro.
Viene sottolineato, come ribadito anche da Confindustria Cisambiente nel corso di varie interlocuzioni, che il contesto normativo generale di gestione dell’emergenza è stato caratterizzato da una particolare complessità, con fonti di livello diverso, statali, regionali e di enti locali: la Commissione ha evidenziato come
l’Esecutivo abbia scelto di limitare l’utilizzo della normazione primaria in materia ambientale, delegando espressamente alle regioni facoltà di intervento, per cui gli interventi sul ciclo dei rifiuti sono dunque in buona parte derivati da ordinanze delle singole Regioni, di natura derogatoria rispetto a regole vigenti, a cui va associata una sola circolare del ministero dell’ambiente del 30 marzo che ha suggerito alle Regioni stesse l’uso di ordinanze ai sensi dell’articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
Emergenza sanitaria e gestione dei rifiuti
La Relazione pone in luce il contenuto aumento della produzione di rifiuti in generale, la quale, al contrario, ha mostrato contrazioni per alcuni settori merceologici: i provvedimenti adottati hanno corrisposto a esigenze di risposta alla percezione di deficit strutturali del sistema impiantistico nazionale, che nella fase dell’emergenza hanno acuito gli effetti della carenza di possibili destinazioni per specifiche tipologie di rifiuti, attualmente non gestite sul territorio nazionale per l’assenza di una specifica dotazione impiantistica ovvero di una filiera correttamente costruita di trattamento della materia.
Una considerazione molto importante riguarda la temporanea – e presto superata – criticità derivante dalla chiusura di alcuni mercati esteri: questo segnala la circostanza che vi sono alcune esportazioni razionali in una logica di mercato globale e altre invece frutto di mancanza di impianti dedicati o conseguenti a raccolta di rifiuto scadente: il che rende necessario, anche a breve e medio termine, creare le condizioni normative ed economiche per investimenti in innovazione ambientalmente compatibile.
L’emergenza epidemiologica non ha prodotto interruzioni o alterazioni significative nella gestione dei rifiuti: le imprese e i lavoratori del settore, nonostante alcune fasi di iniziale difficoltà, hanno concorso positivamente per consentire il mantenimento di una risposta adeguata del servizio.
Ulteriori informazioni
Per ulteriori informazioni, cliccare qui.