Chiusi i lavori della COP26: questi i punti principali del documento finale

Si è conclusa la COP26 – 26a Conferenza delle Parti che hanno aderito alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico – presieduta dal Regno Unito in partnership con l’Italia. Vi riportiamo, di seguito, una sintesi degli 8 punti citati nella seconda bozza di documento finale della COP26.

  • Scienza e urgenza: Vengono espressi allarme e preoccupazione per l’innalzamento della temperatura globale di circa 1,1 °C causato dalle attività umane e per gli impatti ormai evidenti in ogni regione. Viene, inoltre, sottolineata l’urgenza di una maggiore ambizione e di maggiori azioni sotto il profilo della mitigazione degli impatti, dell’adattamento ai cambiamenti e della finanza per colmare le lacune nell’attuazione degli obiettivi climatici a lungo termine.
  • Adattamento: Si sottolinea l’urgenza di intensificare l’azione e il sostegno, compresi i finanziamenti, il rafforzamento delle capacità e il trasferimento tecnologico, per migliorare la capacità di adattamento, rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, tenendo conto delle priorità e delle esigenze dei Paesi in via di sviluppo.
  • Finanza climatica: Viene rilevato che gli attuali finanziamenti per il clima sono insufficienti per rispondere agli effetti del cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo e si esortano i Paesi più sviluppati ad aumentare con urgenza e in modo significativo i loro sforzi in termini di finanziamenti per il clima, trasferimento tecnologico e rafforzamento delle capacità per l’adattamento in modo da rispondere alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo come parte di uno sforzo globale. Stessa esortazione viene rivolta al settore privato, alle banche multilaterali di sviluppo e alle altre istituzioni finanziarie in modo da rendere disponibili le risorse finanziare necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici.
  • Mitigazione: Viene riaffermato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Viene riconosciuto che limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C entro il 2100 richiede riduzioni rapide, profonde e sostenute delle emissioni globali di gas a effetto serra, compresa la riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto al livello del 2010 e lo zero netto intorno alla metà del secolo. Viene richiesto, inoltre, di considerare azioni più incisive per ridurre entro il 2030 anche le emissioni degli altri gas a effetto serra, incluso il metano. Passaggio molto importante è l’invito ad accelerare lo sviluppo, l’impiego e la diffusione delle tecnologie e l’adozione di politiche per la transizione verso sistemi energetici a basse emissioni, aumentando rapidamente la produzione di energia pulita ed accelerando il phase-out dal carbone ‘unabated’ e l’eliminazione graduale dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili. Viene richiamata, infine, l’importanza di proteggere, conservare e ripristinare la natura e gli ecosistemi, comprese le foreste e gli altri ecosistemi terrestri e marini, e di proteggere la biodiversità.
  • Finanza, trasferimento tecnologico e sviluppo di capacità per la mitigazione e l’adattamento: Si sottolinea la necessità di attivare tutte le possibili fonti di finanziamenti per garantire il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, compreso un sostegno significativamente maggiore ai Paesi in via di sviluppo oltre l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari l’anno previsti. Viene rilevato che i Paesi più sviluppati non hanno raggiunto l’obiettivo di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 e gli stessi Paesi vengono esortati a rispettare l’impegno entro il 2025.
  • Perdita e danno: Vengono esortati i Paesi sviluppati, le entità operative del meccanismo finanziario, le Nazioni Unite e le organizzazioni intergovernative e altre istituzioni bilaterali e multilaterali, comprese le organizzazioni non governative e le fonti private, a fornire un supporto rafforzato e aggiuntivo per le attività di mitigazione delle perdite e dei danni associati al cambiamento climatico.
  • Implementazione: Vengono esortati i Paesi che non l’avessero ancora fatto a rispettare gli impegni presi a livello internazionale e viene riconosciuta la necessità di garantire una transizione equa verso un futuro a basse emissioni di carbonio e la creazione di posti di lavoro dignitosi e di qualità.
  • Collaborazione: Si riconosce l’importanza della collaborazione internazionale per raggiungere gli obiettivi climatici. I Paesi e gli stakeholder, inoltre, vengono invitati a garantire una partecipazione significativa dei giovani ai processi decisionali.

Infine, è importante segnalare che, sempre nell’ambito della COP26, Cina e USA hanno annunciato una collaborazione per combattere la crisi climatica. Come si legge all’articolo 7 del testo dell’accordo da loro sottoscritto (U.S.-China Joint Glasgow Declaration on Enhancing Climate Action in the 2020s), le parti si impegnano a cooperare su:

  • quadri normativi e standard ambientali relativi alla riduzione delle emissioni di gas serra nel decennio del 2020;
  • massimizzazione dei benefici sociali della transizione all’energia pulita;
  • implementazione di politiche per incoraggiare la decarbonizzazione e l’elettrificazione di settori ad uso finale;
  • aree chiave legate all’economia circolare, come il design verde e l’utilizzo di risorse rinnovabili;
  • l’applicazione di tecnologie come il carbon capture storage CCS.

Ultime news