Roma, 27 giu. – (AdnKronos)
Salvaguardare l’ambiente senza compromettere né la qualità dei servizi né i profitti delle imprese. Preservare l’ecosistema marino dalla grande quantità di plastiche che vengono quotidianamente disperse in mare attraverso interventi normativi ma anche mediante tecnologie sempre più spinte. E’ la richiesta al governo emersa da ”Un mare di impegno per l’ambiente”, iniziativa promossa da Confindustria-Cisambiente. ”Preservare la risorsa mare è un dovere ma anche un’occasione per trasformare i fondi destinati alla ricerca in nuove tecnologie in grado di proteggere, bonificare e valorizzare un bene inestimabile e inestinguibile”, dichiara Marcello Rosetti, presidente di Cisambiente. Per Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria-Cisambiente, “l’Italia può essere fucina di tecnologie, laboratorio di idee e di innovazione”. E lancia l’appello: “Normiamo e discipliniamo le attività delle varie filiere che qui rappresentiamo, in modo da incentivarne la ricerca e lo sviluppo a favore di un mare sempre più pulito e di un ambiente sempre più sano”.
E le aziende, da parte loro, mettono in campo l’innovazione necessaria per affrontare la sfida. Qualche esempio? Il gruppo Alis ha stipulato un protocollo con il ministero per l’Ambiente che, spiega il suo direttore generale Marcello Della Caterina, “dimostra come l’intermodalità sostenibile possa ridurre i viaggi su strada e abbattere enormemente le emissioni in atmosfera”. Il cluster Alìs, con oltre 1400 associate e 152mila lavoratori, ha sottratto 1 milione e 500mila camion all’anno dalle autostrade, riducendo l’emissione di CO2 in atmosfera di 1 milione e 200mila tonnellate. Batterie al litio e navi ibride, ma anche elettrificazione e fotovoltaico: sono tante le risorse messe in campo dalle confederate di Confindustria-CISAMBIENTE per tutelare la costa e il mare, irrobustendo al contempo l’impalcatura della nuova economia circolare.
Poi c’è la ricerca, grazie alla quale è stato messo a punto un progetto per la trasformazione delle plastiche recuperate in mare in combustibile solido secondario. ”Il progetto – spiega Enrico Vincenti, a capo dell’omonimo gruppo di studio che ha messo a punto il progetto – è dedicato all’ingegnerizzazione di una nave appositamente attrezzata con impianti di raccolta, lavaggio, selezione e recupero delle plastiche. Sulla nave, contestualmente, vengono svolte attività di ricerca con l’obiettivo di individuare le migliori soluzioni per ottenere il massimo recupero di tutte le tipologie di plastiche raccolte”. Infine, le politiche di tutela ambientale (dal DdL Salvamare che ha trasformato i pescatori in ‘spazzini’ del mare, ai decreti end of waste al vaglio di una task force appositamente costituita dal ministero dell’Ambiente) che, chiede CISAMBIENTE devono essere sempre più numerose e incisive le iniziative per la valorizzazione dei rifiuti, da non considerare più tali, bensì vere e proprie risorse da immettere nel circuito virtuoso del recupero.