Con il 19esimo rapporto ISPRA sui rifiuti urbani, pubblicato il quadro informativo sulle forme di gestione dei RSU aggiornato al 2016. E’ raddoppiata in dieci anni la raccolta differenziata in Italia: dal 25,8% del 2006 si è passati al 52,5% nel 2016 (+5% rispetto al 2015), anche se il Paese rimane in ritardo rispetto all’obiettivo fissato per il 2012 (65%). Torna a crescere la produzione nazionale di rifiuti urbani nel 2016 dopo cinque anni di progressiva riduzione, ed il dato è in linea con l’andamento degli indicatori soci-economici, sia nella spesa per consumi finali (+1,5%) sia del Pil (tra +1,7% e +0,9%).
Che cos’è il Rapporto rifiuti Urbani di ISPRA
Il Rapporto Rifiuti Urbani rappresenta il documento di riferimento per il quadro complessivo sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia ed è giunto alla sua diciannovesima edizione[1].
E’ il risultato di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale per il Ciclo dei Rifiuti dell’ISPRA[2].
L’Istituto, attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.
Quali sono i dati forniti
Il Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2017 fornisce i dati, aggiornati all’anno 2016, sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario. Infine, presenta una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2017.
Le principali evidenze
Fra quelle positive si segnala il trend di crescita della raccolta differenziata che raggiunge il 52,5% (+ 4,8% rispetto al 2015) e del riciclo (47,7% quindi +1,7% rispetto al 2015).
La carta si conferma anche quest’anno al primo posto fra le frazioni secche da raccolta differenziata con oltre 3,2 milioni di tonnellate (53,1 kg/ab*anno) su un totale di circa 15,8 milioni di tonnellate di raccolta differenziata. Purtroppo si deve registrare ancora un forte divario fra alcune Regioni del Sud e quelle del Nord-Est (Sicilia ultima con il 12,8% di raccolta differenziata, al primo posto il Veneto con il 68,8%).
Riprende ad aumentare la produzione dei rifiuti passando dai 486,7 kg/ab*anno del 2015 ai 497,1 kg/ab*anno del 2016 (in tutto 30.116.605 tonnellate) in linea con i dati Istat di aumento del PIL e di altri indicatori economici; quindi i 2 fattori (produzione rifiuti e incremento indicatori socio-economici) viaggiano accora assieme.
Aumenta anche il costo pro capite annuo del servizio di gestione rifiuti: 218,31 euro/ab*anno nel 2016 rispetto ai 217,04 del 2015.
Diminuisce del 5% circa lo smaltimento in discarica che rappresenta comunque il 25% della destinazione dei rifiuti (circa 7,4 milioni di tonnellate), resta pressoché invariato l’incenerimento (circa 5,4 milioni di tonnellate) ed aumenta il reupero di materia arrivando nel 2016 a 7.870.327 tonnellate (26%).
A valle della presentazione spunti interessanti sono emersi dal dibattito (tavola rotonda), come il tema della gestione degli scarti di lavorazione (in aumento) derivanti dagli impianti di selezione rifiuti da raccolta differenziata, gli sbocchi del mercato del riciclo, l’End of Waste, controlli, autorizzazioni e fidejussioni per citarne alcuni.
[1] Per ulteriori informazioni: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/rapporto-rifiuti-urbani-edizione-2017-estratto.
[2] In attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art. 189 del D.Lgs. n. 152/2006.