Colloquio con Palmino di Giacinto, fondatore di CIER, impresa associata a Cisambiente, operativa nel settore del recupero degli imballaggi in plastica.
Di Giacinto e CIER: una storia di successo.
Palmino di Giacinto è l’amministratore unico della CIER, un azienda dedita al recupero di una particolare categoria di rifiuti, quelli in plastica, creata una ventina di anni fa, ed espansa sino al punto di includere settanta dipendenti e fatturare annualmente ben trenta milioni di euro. Tiene a sottolineare come “qui ha investito la sua vita nostro padre e qui daremo un futuro ai nostri figli”. Quella della CIER è la storia di una famiglia, più che di un’azienda. Il fondatore, Pasquale, settantenne ancora in attività «con il pallino di trasformare in qualcosa di utile tutto ciò che si butta» dice il figlio Palmino, investì soldi già alla fine degli anni Settanta nel settore del riciclo di metalli e plastiche con le imprese Metalferro e Sarrme.
CIER è in procinto di effettuare ulteriori assunzioni: per il prossimo aprile è previsto l’ampliamento dell’organico, fino a giungere a 95 unità, che coincideranno con l’apertura di un nuovo stabilimento, questa volta dedicato solo al «food», dove l’intenzione è quella di produrre solamente imballaggi in polietilene tereftalato, o piu’ comunemente denominato PET, proveniente dalle aziende alimentari.Infatti CIER prevede di investire 25 milioni di euro per una nuova struttura, fisicamente collocata in prossimità della sede attuale, ed in merito alla quale le linee produttive sono state quasi tutte installate. I neoassunti hanno già completato le ore di formazione, ed entro il 2020 si aggiungeranno altre quindici unità. «Facciamo quella che si chiama economia circolare – sottolinea Di Giacinto -, acquistiamo ciò che andrebbe a finire nell’immondizia e ne facciamo un prodotto nuovo. Siamo felici di contribuire in questo modo a salvare in parte i nostri mari da abitudini incivili. Se la plastica va a finire nell’acqua, è perché qualcuno ce la porta».
L’obiettivo è quello di realizzare ulteriori manufatti (come realizzare vaschette e contenitori per carne, formaggi, salumi, frutta, verdura, pesce, pasta, dolci e ogni genere di cibi destinati agli scaffali dei supermercati).
«Siamo stati i primi in Italia – spiega l’amministratore unico, Palmino Di Giacinto – a ricevere dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, il parere favorevole per il riciclo di un tipo di Pet idoneo al contatto alimentare. Grazie ai nostri investimenti nella ricerca, questo prodotto è anche in grado di conservare meglio e più a lungo i cibi».
La volontà della Famiglia Di Giacinto rimane quella di produrre ed investire nel nostro territorio: «Avremmo potuto perché abbiamo ricevuto proposte dalla Serbia, dal Belgio e persino dal North Carolina – spiega l’amministratore – ma non ci interessano. Le collaborazioni con l’estero resteranno tali». Il rifiuto di scorciatoie o agevolazioni si estende anche ai contributi pubblici. «Preferiamo farcela con le nostre forze. E continuiamo a puntare sul nostro territorio, dove c’è di sicuro la migliore tecnologia. Affrontiamo costi più elevati che in altri Paesi europei, ma qui ha investito la sua vita nostro padre e qui daremo un futuro ai nostri figli. Neanche la burocrazia ci impedisce di fare un prodotto di cui possiamo andare fieri». I risultati economico-finanziari parlano di una storia imprenditoriale di successo: oltre alla CIER, altre sei aziende di famiglia compongono il DG Group, una forza industriale che macina un fatturato di oltre 50 milioni l’anno e conta circa 350 dipendenti: l’Azienda, eccellenza italiana nel settore recupero plastiche, nasce infatti nel 1998, cogliendo l’intuizione di sfruttare la plastica raccolta come rifiuto fra quella proveniente dalle abitazioni. Invece, a pochi chilometri dagli stabilimenti, sorge l’azienda agricola di 800 ettari con cui i Di Giacinto producono olio, frumento, mais, pasta biologica, carne. «Amiamo questa terra e non ce ne separeremo mai. Qui vogliamo reinvestire tutto ciò che guadagniamo». Nella vallata del Vomano, lungo una delle suggestive strade che collegano la costa teramana al Gran Sasso, la CIER è una di quelle aziende nate e cresciute accanto alle vigne, vicino ai terreni agricoli, all’ombra delle colline e della montagna. Gli abruzzesi non si sono mai arresi, neanche al terremoto, perché abituati a rimboccarsi le maniche e a guardare sempre avanti.
Un impresa che fa rima con “famiglia”: infatti Sandra si occupa degli aspetti amministrativi, mentre Luca svolge le proprie mansioni nel settore commerciale.