Lo scorso 14 Giugno sono state pubblicate le nuove Direttive comunitarie riguardanti il settore rifiuti, con le quali sono stati fissati nuovi obiettivi in tema di economia circolare. Ma cosa si intende con questo termine? E quali sono gli obiettivi fissati dalla Comunità a carico degli stati membri, tra cui l’Italia? Come viene riformato il concetto di rifiuto alla luce di questi nuovi paletti?
Quali sono gli obiettivi comunitari per i prossimi anni in tema di recupero dei rifiuti?
Ipotizzando un passaggio positivo in Consiglio, una volta applicate efficacemente, le nuove direttive porteranno a risultati più rilevanti rispetto a quelli ottenuti nel passato, poiché verrà alzata l’asticella di alcuni targets.
Innanzitutto la quota di rifiuti urbani da riciclare dovrà passare dall’attuale 44%, fino al 55% nei prossimi sette anni, e volgere al 65% entro il 2035[1]. Inoltre, entro il 2025, il Parlamento richiede che almeno più della metà dei rifiuti prodotti in ambito domestico (e precisamente il 55%), ed anche quelli prodotti dalle imprese venga recuperato come materia[2]. Il 65% dei materiali di imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Ed anche: per specifiche tipologie di imballaggi, diversi per materiale, sono aumentate le aliquote percentuali di riciclaggio.
Può la discarica essere vera forma residuale della gestione dei rifiuti?
La Comunità punta a ridurre ad un’eccezione lo smaltimento in discarica.
La proposta di legge limita la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035. Nel 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta hanno interrato più di tre quarti dei loro rifiuti urbani. Il nostro Paese h
[1] Si ricorda che Sono 497 i chili di rifiuti pro capite prodotti dall’Italia nel 2016, di cui il 27,64% è messo in discariche, il 50,55% viene riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.
[2] L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035