Il 5 Marzo la Commissione europea ha pubblicato il secondo rapporto sull’implementazione del Regolamento REACH, dopo quello presentato nel 2013. SI tratta dei risultati del c.d. “REACH refit”, avviato nel 2016.
La revisione del Regolamento REACH
Il rapporto rappresenta le evidenze del processo di revisione del Regolamento comunitario REACH, e viene intitolato “REACH Refit”. Esso è stato avviato due anni fa e condotto in linea con i principi della Better Regulation, il programma di elaborazione e valutazione delle politiche e iniziative legislative dell’UE, in cui si sono presi a riferimento 5 criteri di giudizio: efficacia, efficienza, rilevanza, coerenza e possibile valore aggiunto all’Unione.
Che cos’è il Regolamento REACH.
Il regolamento dell’UE sulla registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (indicato come REACH 1) è entrato in vigore nel 2007.
Con esso la Comunità Europea impone all’industria l’obbligo di raccogliere informazioni sulla sicurezza chimica, per:
- utilizzarle;
- sviluppare e applicare adeguate misure di gestione dei rischi;
- comunicare queste misure agli utenti di sostanze chimiche;
- documentare questo nei fascicoli di registrazione presentati all’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA).
L’ECHA o gli Stati membri valutano se le informazioni sulla sicurezza sono sufficienti e, in caso contrario, richiedono ulteriori informazioni.
Il regolamento REACH stabilisce inoltre due approcci distinti alla gestione del rischio dell’UE:
- le restrizioni consentono all’UE di imporre condizioni sulla fabbricazione, sulla collocazione sul mercato o uso di sostanze;
- l’autorizzazione è progettata per garantire che vengano utilizzate sostanze estremamente problematiche (SVHC)
in modo sicuro promuovendo la sostituzione con alternative adeguate.
Il contenuto del rapporto
La valutazione complessiva sul Regolamento.
Il REACH è entrato in vigore da circa 10 anni, è pienamente operativo e fornisce risultati verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. La Commissione ritiene che, sebbene i progressi verso gli obiettivi siano in ritardo in relazione alle aspettative iniziali, nel corso del tempo è stata costantemente migliorata con l’esperienza acquisita. Infatti il Regolamento consente di fornire un sistema completo di generazione e valutazione dei dati per prodotti chimici fabbricato e utilizzato nell’UE, progettato per migliorare la protezione della salute umana e l’ambiente e posizionare l’UE come capofila nel raggiungimento dell’obiettivo fissato per il 2020 per il Vertice mondiale per lo sviluppo sostenibile.
Nel rapporto si sottolinea come il REACH abbia influenzato altresì la normativa vigente in paesi terzi (si citano il caso Corea o Cina), anche se esistono ancora differenze significative e non esiste spazio per sfruttare ulteriormente il potenziale di REACH per fungere da modello globale per le sostanze chimiche legislazione.
L’impatto economico del Regolamento.
I principali costi diretti sostenuti finora da REACH sono associati alla registrazione e al comunicazione di informazioni lungo la catena di approvvigionamento.
Questi sono stimati in 2,3-2,6 miliardi di euro, per i primi due termini di registrazione. La Commissione rileva che essi sono stati superiori al previsto (1,7 miliardi €), in particolare per il primo termine di registrazione. I costi aggiuntivi derivano da valutazione, autorizzazione e restrizioni. La scala stimata dei potenziali benefici per l’uomo la salute e l’ambiente si attesta sui 100 miliardi di euro in 25-30 anni.
I costi complessivi sembrano giustificati dai risultati osservati e dai benefici che stanno iniziando materializzarsi.
Le azioni migliorative.
Successivamente la Commissione identifica diverse aree del quadro normativo del REACH che potrebbero essere ulteriormente migliorate e semplificate, specificando come prioritarie ed urgenti le seguenti azioni:
- migliorare la non-compliance dei dossier di registrazione delle sostanze, con particolare riferimento alla mancanza di dati;
- semplificare i procedimenti autorizzativi, in modo tale da renderli prevedibili per le aziende, in particolare le PMI;
- assicurare unlevel playing field con le aziende extra-UE, non soggette ai costi extra derivanti dagli obblighi al regolamento REACH, in particolare per quanto riguarda la produzione di sostanze SVHC soggette ad autorizzazione;
- chiarire e migliorare l’interfaccia tra il Regolamento REACH e la legislazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro (OSH) e la legislazione sui rifiuti.
Inoltre, la Commissione intende intervenire concretamente anche su:
- la promozione dell’implementazione del Regolamento da parte delle autorità nazionali, in particolare per ciò che riguarda i controlli delle importazioni da parte delle autorità doganali;
- l’agevolazione della complianceda parte delle PMI, attraverso uno sforzo congiunto di Stati membri ed ECHA per sviluppare linee guida e strumenti di supporto dedicati.
In totale la Commissione propone 16 azioni, suddivise per ambito d’intervento, volte a semplificare il Regolamento REACH. Inoltre, si segnala che gli esiti di questo rapporto verranno discussi con il Parlamento e gli Stati membri e, a tal proposito, è stata organizzata una conferenza pubblica nel mese di giugno a Bruxelles.