Ecocerved ha rilasciato un’analisi, sui dati del 2018, a riguardo della produzione dei rifiuti sanitari. Nella annualità considerata, le nostre strutture sanitarie hanno realizzato la produzione di circa 180mila tonnellate di rifiuti. Previsto un rilevante incremento a seguito dalle misure sanitarie successive all’emergenza dovuta al virus Covid-19.
I dati
A tal proposito Ispra ha preannunciato le proprie stime, per cui, entro la fine di questo anno, il sistema italiano dovrà gestire un quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti compreso tra 150mila e 450mila tonnellate
Fin prime fasi dell’emergenza coronavirus, con l’uso sempre più diffuso di dispositivi di protezione individuale e un numero crescente di ospedalizzazioni per Covid, Ecocerved ha sottolineato come i dati diffusi proprio durante il periodo emergenziale, siano stati i piu’ disparati, da un aumento esplosivo, ad una crescita moderata per via della particolare concentrazione dei contagi su determinate aree del Paese e altri ancora hanno prospettato invece una riduzione a livello complessivo, considerando il rinvio della maggior parte delle attività ospedaliere non urgenti.
In realtà, sulla base dei consueti rilievi numerici offerti dall’analisi dei Modelli Unici di Dichiarazione Ambientale (MUD), che enti e imprese presentano ogni anno alle Camere di commercio indicando quanti e quali rifiuti hanno prodotto e/o gestito durante il corso dell’anno precedente, la produzione complessiva 2018 si attesta intorno ai 200 kton, la cui gran parte vengono costituiti da pericolosi a rischio infettivo (78% del totale), provenienti principalmente da strutture ospedaliere pubbliche soprattutto di medio-grandi dimensioni (quasi il 60% da centri pubblici con almeno 150 posti letto), mentre, a livello territoriale, le regioni in cui si generano le quantità più ingenti di rifiuti sanitari sono la Lombardia (quasi 34mila t), il Lazio (25mila t) e l’Emilia Romagna (16mila t).
Come viene gestito il rifiuto sanitario
Una volta prodotto, come viene chiuso il ciclo di vita del rifiuto sanitario? Ecocerved rileva che un quarto viene conferito ad operatori professionali fuori regione, mentre il restante 75% rimane nella regione stessa di produzione, dove comunque circa la metà di tali rifiuti è avviata ad attività di solo stoccaggio (magazzinaggio): l’export fuori dai confini regionali è quindi una pratica a cui si ricorre anche in una fase della filiera successiva alla prima destinazione.
La maggiorparte dei rifiuti sanitari, operazione di stoccaggio esclusa, i rifiuti sanitari in Italia trovano come destinazione principale quella dell’incenerimento (65%), e, in seconda battua, smaltimento (35%).
Infine, si evidenzia come, a livello locale, l’esito finale dipenda dal tessuto impiantistico sviluppato sul territorio, per cui in base alla specializzazione territoriale conseguita sul territorio regionale, tali percentuali possono variare, anche sensibilmente. Due regioni per esemplificare: se in Emilia Romagna il 91% dei rifiuti viene incenerito mentre il 9% viene smaltito, in Puglia lo smaltimento viene applicato in in 63 casi su 100, viceversa il rifiuto sanitario viene incenerito per un 37%.