Intervista di Milano Finanza a Marcello Rosetti, Presidente Confindustria Cisambiente, e a Lucia Leonessi, Direttore Generale dell’Associazione.
Un passo avanti nella transizione energetica che per una volta non riguarda solo le gettonatissime rinnovabili.
Col Recovery Plan e col decreto alla firma del ministro Roberto Cingolani si facilitano infatti gli iter autorizzativi e si dà così più spazio per investimenti in biometano, smaltimento di rifiuti e amianto e risanamento dei siti, imprimendo più forza alle azioni di Confindustria Cisambiente, l’Associazione Transizione ecologica e Bonifiche di Confindustria. «Il decreto va in questa direzione, servono regole chiare e tempi certi e ben vengano anche i controlli se servono: le aziende sane non hanno nulla da temere», commenta il presidente Marcello Rosetti, da 2 anni alla guida dell’associazione confindustriale. «Ci sentiamo finalmente ascoltati, in tante audizioni alla Camera e al Senato abbiamo fatto presente che per intercettare le risorse del Recovery plan, il settore ambiente ha bisogno di un contesto normativo e regolatorio di certezze. Quale azienda seria può pianificare investimenti, esponendosi al rischio che da un giorno all’altro le regole cambino? Abbiamo sotto gli occhi cosa significa dover aspettare anni per un’autorizzazione: impianti vecchi, tecnologie inefficienti. E le nostre aziende, riconosciute tra le migliori al mondo nell’economia circolare, spesso finiscono per lavorare più all’estero che in Italia», spiega a MF-Milano Finanza. «Cingolani è un ministro che ha voglia di concretezza, un tecnico prestato alla politica e sta mettendo mano in modo più efficace a questa situazione». Tra i settori pronti a beneficiarne c’è sicuramente quello del biometano. «Grazie al Governo Draghi e in particolar modo al ministro Cingolani, nel Recovery c’è un capitolo importante dedicato al Biometano: quasi 2 miliardi di euro d’investimento porteranno a risolvere gran parte del rifiuto urbano e a garantire una trazione davvero bio», afferma Lucia Leonessi, dg di Confindustria Cisambiente. C’è poi il capitolo amianto, che supera la debolezza della legge del ’92. «Purtroppo per il nostro Paese, è stata raramente applicata soprattutto quando si è dovuto eliminare l’amianto da strutture abitative e industriali, o addirittura dall’edilizia scolastica che ancora oggi è tra i siti con maggior presenza di cemento amianto. I vari tentativi di censimento non hanno consentito di riscontrarne la reale consistenza». L’associazione ora segue il progetto di un’azienda del gruppo Natta che, conclude Leonessi «si presenta socialmente propositivo e industrialmente innovativo tanto da far pensare di poter costruire un progetto pilota per l’intero Paese».