E’ passato solo un mese dall’adozione della Direttiva SUP che limita l’utilizzo delle piccoli oggetti in plastica monuso (il c.d. SUP), e la città del Vaticano diventa il primo stato sulla faccia del pianeta Terra che intraprende un nuovo modo di gestire il rifiuto prodotto al suo interno, provvedendo a bandire l’utilizzo della plastica.
Il passaggio alla dimensione “plastic free” verrà caratterizzato da un interruzione degli approvvigionamenti di beni basati su questo materiale, e, quando entro il termine del 2019 i manufatti in magazzino saranno definitivamente esaurite.
La ragione principale di questa svolta radicale impressa alla gestione dei rifiuti nella Santa Sede è dovuta alle indicazioni fornite da Papa Francesco, nella “laudato si” di Papa Francesco, una “Un’Enciclica sull’ecologia integrale in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultano inseparabili”.
Suddivisa in sei capitoli, l’Enciclica raccoglie, in un’ottica di collegialità, diverse riflessioni delle Conferenze episcopali del mondo e si conclude con due preghiere, una interreligiosa ed una cristiana, per la salvaguardia del Creato.
Proprio nel primo capitolo, ed in assoluta coerenza con quanto messo in pratica, il Papa esprime un diniego “cultura dello scarto”ponendo in guardia l’umanità dalle gravi conseguenze dell’inquinamento e da questo modalità comportamentali dell’uomo, destinate a trasformare la terra, “nostra casa, in un immenso deposito di immondizia”. Dinamiche che si possono contrastare adottando, appunto, modelli produttivi diversi, basati sul riutilizzo, il riciclo, l’uso limitato di risorse non rinnovabili.
Un altro aspetto sicuramente interessante e di rilievo scientifico viene costituito dall’esigenza di creare un sistema normativo atto a proteggere gli ecosistemi dalle conseguenze dell’attività antropiche.