Pubblicata la Direttiva “SUP”

Lo scorso 12 giugno è stata pubblicata in GUUE la Direttiva (UE) 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (c.d. “SUP”, single use plastics). In linea generale, gli Stati membri dovranno ora recepire le disposizioni della Direttiva entro il 3 luglio 2021, con alcune eccezioni. Cosa comporta per gli operatori?

Qualche passo indietro

La pubblicazione della Direttiva SUP trova i suoi fondamenti giuridici nel corso degli ultimi quattro anni.

Risale infatti al 2014, la richiesta del Parlamento europeo alla Commissione europea, relativa alla riduzione dei rifiuti marini del 50% entro il 2025 rispetto ai livelli del 2014, mediante opportuna risoluzione[1].

A sua volta la Commissione riconosceva come la gestione ottimale dei rifiuti in plastica dovesse essere considerata come uno dei target priorità per realizzare un effettivo modello di economia circolare, con l’oramai nota Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, recante “L’anello mancante [..]”[2], con il quale si sono poste altresì le basi per l’emanazione del pacchetto di Direttive c.d. “Circular Economy”, che dovranno essere recepite entro il 4 Luglio 2020.

La consistenza del problema

All’epoca gli studi comunitari evidenziavano come, annualmente, fosse presente un ingente quantitativo di di plastica nei nostri mari, quantificabile tra 4,8 a 12,7 milioni di tonnellate di plastica, ed in particolare costituito da una percentuale di rifiuti in plastica compresa tra il 2 ed il 5%[3].

Un altro studio, condotto dalla McKinsey, ha stimato che oltre l’80% dei rifiuti di plastica a terra che finisce negli oceani proviene da 20 paesi, tra i quali non figurano Paesi comunitari[4].

La strategia europea della plastica: le premesse alla Direttiva SUP

Con una “Comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni”, la Commissione successivamente vara una “strategia europea per la plastica nell’economia circolare”, dove viene ribadito che:

  • La plastica è un materiale importante e onnipresente nella nostra economia e nella nostra vita quotidiana. Le sue molteplici funzioni permettono di affrontare una serie di sfide cui è confrontata la nostra società. Materiali leggeri e innovativi nelle automobili o negli aerei consentono di risparmiare carburante e ridurre le emissioni di CO2. Materiali di isolamento ad alto rendimento ci aiutano a risparmiare sulle bollette energetiche. Gli imballaggi di plastica garantiscono la sicurezza degli alimenti e riducono i rifiuti alimentari. In combinazione con la stampa 3D, le materie plastiche biocompatibili possono salvare vite umane consentendo l’innovazione in campo medico.
  • Tuttavia, troppo spesso il modo in cui la plastica è attualmente prodotta, utilizzata e smaltita non permette di cogliere i vantaggi economici di un approccio più “circolare” e danneggia l’ambiente. Bisogna affrontare con urgenza i problemi ambientali che oggigiorno incombono sulla produzione, sull’uso e sul consumo della plastica. I milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono ogni anno negli oceani sono uno dei segnali più evidenti e allarmanti di questi problemi e destano crescente preoccupazione nell’opinione pubblica.

Con l’atto la Commissione prometteva che la Comunità europea avrebbe proposto misure concrete per realizzare una Unione decisamente meno coinvolta nel problema e garantire una riduzione del problema, sottolineando come, per poter rendere concreto il disegno, sarebbe stato necessario coinvolgere tutti gli attori della fliera (segnatamente: i produttori, i progettisti, i realizzatori dei marchi, i rivenditori, i imprese di riciclaggio, eccc..).

Allo stesso tempo avrebbe dovuto giocare un ruolo rilevante la società civile, la comunità scientifica, le imprese e le autorità locali, collaborando con i governi regionali e nazionali per realizzare cambiamenti positivi.

Quali sono i target posti dalla SUP?

Tutto ciò premesso, con la SUP vengono posti rilevanti obiettivi in capo agli operatori negli anni di qui a venire. Tra le novità di maggiore importanza si segnalano le seguenti.

Innanzitutto, verranno messi al bando taluni prodotti in plastica monouso[5].

Inoltre, gli schemi di responsabilità estesa del produttore dovranno prevedere la copertura dei costi finalizzati la sostenibilità delle attività previste[6].

Vengono poi previsti determinati requisiti di etichettatura sui prodotti per il loro corretto conferimento a fine vita e i potenziali impatti negativi sull’ambiente.

Il recepimento

Le prescrizioni contenute nella SUP dovranno essere recepite dall’Italia entro il 3 luglio 2021, con importanti scadenze di seguito riportate in tabella.

Attività  scadenza
obblighi di etichettatura dei prodotti in plastica monouso immessi sul mercato (art. 7, par. 1) 3 luglio 2021
obbligo che contenitori per bevande con una capacità fino a tre litri cui tappi e coperchi sono di plastica di essere immesse sul mercato solo se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per la durata dell’uso previsto del prodotto (art. 6, par. 1)  3 luglio 2024
Messa al bando di taluni prodotti in plastica monouso (art. 5)  3 luglio 2021
gli Stati membri dovranno assicurarsi che le bottiglie in PET immesse sul mercato contengano almeno il 25% di plastica riciclata con un obiettivo del 30% al 2030 1.1.2025
obiettivo del 77% di raccolta differenziata per le bottiglie al 2025 e del 90% Entro il 31.12.2029

 

[1] “European Parliament resolution of 9 July 2015 on resource efficiency: moving towards a circular economy”.

[2] Con riferimento al “Piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare (COM(2015) 614 final), Bruxelles, 2 dicembre 2015”.

[3] Un altro rilevante rapporto del 2015, prodotto dalla McKinsey, stimava come fossero presenti circa 150 milioni di tonnellate di plastica nei mari, il 60% proveniente da rifiuti non raccolti o rifiuti provenienti da fonti terrestri, il 20% da rifiuti di plastica raccolti e successivamente dispersi nell’ambiente oceanico e il 20% dall’attività di pesca

[4] Il parlamento UE precisa che “se considerati collettivamente, i 23 Stati membri dell’UE costieri si classificherebbero al diciottesimo posto nell’elenco”.

[5] Facciamo riferimento a stoviglie, bastoncini cotonati, cannucce, posate, miscelatori, contenitori per alimenti in polistirene espanso, etc… .

[6] In particolare: costi di rimozione, trasporto e trattamento dei rifiuti dai prodotti in plastica monouso dispersi nell’ambiente, realizzazione delle campagne di sensibilizzazione rivolte ai consumatori, costi della raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti per i prodotti in plastica monouso conferiti nei sistemi di raccolta pubblici, ecc…

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